Fin
dai tempi piu’ antichi, il territorio e poi la
Città di Iglesias, sono stati il
“palcoscenico”
dove si sono rappresentati i drammi, le solitudini, i dolori, le
fatiche e la
rabbia di quegli uomini e donne che hanno dato tutto, anche la vita,
per procacciarsi
il pane, lavorando nelle miniere. Vari i registi che hanno scritto il
canovaccio di questo calvario, dai Punici ai Romani, ai Pisani, fino ai
Piemontesi e ai moderni manager dell’Eni.
Il
palinsesto, sempre lo stesso, ricavare profitto e potere sulla pelle
dei
lavoratori, sia quelli che si calavano nei budelli e nelle
“fosse” pisane
strisciando ventre a terra, sia quelli
che si calavano negli inferi con moderni ascensori. Questo fino alla
fine,
decisa, voluta come sempre dagli “altri”,
così come i profitti. Per questo dedichiamo queste
fotografie a quel
mondo che ha permesso, comunque, a molte famiglie iglesienti di
crescere
decorosamente i loro figli ad un prezzo spesso alto e doloroso.
La
miniera è stata per secoli la dispensatrice di stipendi e
sussidi. I primi per
il lavoro duro e faticoso, i secondi per le conseguenze di quel lavoro.
Ancora
si muore di miniera.
Tomaso Melis
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